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Trento, 23 novembre 2004
LA DIFESA DELL’AMBIENTE, RISORSA VITALE PER IL TURISMO
Due disegni di legge del consigliere provinciale Roberto Bombarda
Da “Turismo e ospitalità nel Trentino”,
mensile dell’Associazione Albergatori della Provincia di Trento, n. 11 – novembre 2004
Il consigliere provinciale Roberto Bombarda, dei Verdi e Democratici per l’Ulivo, ha presentato due disegni di legge che interessano l’assetto ambientale del Trentino e di conseguenza anche il futuro del turismo, di cui questo rappresenta la risorsa fondamentale. Basti pensare che il 56 per cento del territorio provinciale è boscato e si contano ben 297 laghi e 150 ghiacciai: un patrimonio davvero imponente che va preservato per le future generazioni.
Il primo riguarda l’istituzione di sei nuovi parchi naturali ed altrettanti parchi fluviali, il secondo fa specifico riferimento all’istituzione di un fondo provinciale per il turismo sostenibile. In entrambi i casi si tratterebbe di apportare alcune modifiche a leggi già esistenti.
Bombarda oltre ad essere un convinto e appassionato ambientalista è anche un esperto, lo dimostra la lunga e dettagliata introduzione al primo disegno di legge, è pertanto d’obbligo rivolgergli alcune domande specifiche.
Perché ha ritenuto necessario proporre l’istituzione di nuovi parchi naturali e fluviali?
È ormai una necessità inderogabile perché sono convinto che bisogna fondare sull’eccellenza ambientale del Trentino il modello di sviluppo economico e sociale dei prossimi decenni. I parchi, ovunque nel mondo, sono sinonimo di qualità ambientale e di valorizzazione delle risorse territoriali. Un esempio viene dalla Svizzera dove la sola denominazione di parco aumenta l’attrattività almeno del 20 per cento.
Quali possono essere le ricadute sull’economia locale?
Sul territorio provinciale ci sono già delle aree protette, che portano vincoli alla comunità locale, ma con lo strumento del parco vengono offerte anche delle opportunità: nuovi investimenti sul territorio, occupazione e indotto per il turismo, anche in quelle aree che non avrebbero alcuna opportunità di sviluppo.
Lo scopo è di tenere i giovani e le famiglie in montagna e dare un valore aggiunto agli operatori turistici di quelle zone, attraverso un recupero ambientale economicamente sostenibile.
Quali sono gli strumenti per creare sviluppo?
Attorno al parco ruotano diverse attività, come ad esempio i centri visitatori, i percorsi guidati, il recupero di vecchi manufatti significativi per la nostra storia; in montagna ci sono ancora molte malghe e stalle abbandonate, mulini ad acqua che possono essere rimessi in funzione creando un’attrazione turistica di grande interesse.
Ma, intendiamoci, questo non è un modello alternativo di sviluppo, bensì complementare, nessuno pensa di smantellare gli impianti di risalita dove il turismo è forte, si tratta di creare nuove opportunità per le altre vallate meno avvantaggiate.
Lei dunque punta sul turismo naturalistico?
La mia passione mi ha portato visitare numerosi parchi e ho notato che all’estero, a differenza dell’Italia, esistono dei veri e propri pacchetti per questo tipo di escursionismo, che è molto diffuso. Purtroppo se un turista straniero chiede delle proposte di viaggio gli viene offerto tutto il mondo, ad esclusione dell’Italia dove ci sono parchi bellissimi, ma non vengono proposti pacchetti e così rimaniamo chiusi fuori da questo circuito molto interessante, anche sotto il profilo economico.
Si profila dunque un nuovo target di mercato?
Il turismo naturalismo è di nicchia, come ad esempio quello enogastronomico, ma le nicchie sono in continua crescita e rappresentano il turismo dei prossimi anni. Senza cancellare il passato, cerchiamo di posizionare la nostra provincia su un target di mercato potenzialmente vincente tra uno o due decenni. Investendo oggi in questi settori consentiremo al Trentino di diventare leader a livello internazionale in un futuro non molto lontano.
Le potenzialità già ci sono, e sono eccezionali, basta saperle sfruttare: la via delle Bocchette, ad esempio, è considerata una delle dieci più prestigiose del mondo. Rilevante è poi la ricaduta economica: questa clientela è qualificata, culturalmente preparata e con disponibilità economiche. Purtroppo manca il pacchetto dell’offerta e oggi siamo fuori mercato. A questo proposito mi viene da dire che le nostre montagne nessuno potrà portarle in Cina, ma noi possiamo portare i cinesi.
Con quale criterio ha identificato i sei parchi?
Le aree protette nel Trentino coprono già oggi il 20 per cento del territorio e fanno della nostra provincia una delle più protette d’Europa, quindi ho lavorato in gran parte sull’esistente e i nuovi parchi, escluso quello del Bondone, sono contigui agli altri. In questo modo si potrà inserire le aree protette in una serie di corridoi ecologici e faunistici di attraversamento del territorio regionale e di connessione con le altre maggiori aree protette o reti di aree protette dell’arco alpino. Con l’istituzione di altri sei parchi, oltre ai due esistenti e quello in comproprietà dello Stelvio, oltre il 30 per cento del Trentino sarà protetto e verrà consegnato incontaminato alle prossime generazioni: “un terzo al futuro” è il mio slogan che racchiude il significato di tutta questa operazione.
Quale scopo invece si intende perseguire con l’altro disegno di legge, quello che istituisce il fondo provinciale per il turismo sostenibile?
Ho notato con piacere che negli ultimi anni è cresciuta in maniera evidente la sensibilità dei soggetti attivi del settore turistico, in particolare gli albergatori, verso iniziative in grado di ridurre l’impatto ecologico di questo importante settore per l’economia trentina. Preso atto di questa situazione e cercando di favorire l’evoluzione in questa direzione, con la mia proposta si intende integrare la legge di settore affinché queste sensibilità siano riconosciute e diventino patrimonio comune. È dunque un giusto riconoscimento per chi crede in questi valori, un riconoscimento che va premiato con incentivi.
Il Trentino ospita sul suo territorio una parte significativa del Parco Nazionale dello Stelvio, istituito nel 1935, per una superficie di circa 20 mila ettari; due parchi naturali regionali inseriti nel Piano urbanistico provinciale a partire dal 1967 e successivamente regolamentati con la legge del 1988 (Adamello-Brenta, 61.864 ettari di superficie e Paneveggio-Pale di San Martino, 19.711 ettari); alcune storiche riserve naturali provinciali e comunali (Tre Cime del Monte Bondone, Bes-Cornapiana, Campobrun, Scanuppia, Laghestel); oltre sessanta biotopi di interesse provinciale e decine di interesse comunale, istituiti ai sensi della legge provinciale del 1986 (il Pup ‘87 individuò 287 biotopi, 68 dei quali classificati di “interesse primario” o provinciale, circa 40 dei quali già istituiti e 219 di “interesse secondario” o comunale); 154 Sic (siti di importanza comunitaria riconosciuti dall’Unione Europea); alcuni parchi fluviali inseriti nella Variante al Piano urbanistico provinciale 2000; un numero rilevante di beni ambientali e culturali per così dire “minori” individuati ai sensi della legge urbanistica del 1991; alcune riserve promosse da associazioni private, come ad esempio le oasi del Wwf di Nembia e Valtrigona.
La presente iniziativa legislativa mira a sostenere questa visione del futuro, puntando a proteggere oltre il 30% del territorio della provincia. Come dire: “un terzo al futuro!”
PARCHI NATURALI
1. Cadria – Tenno: sarà il parco della natura incontaminata, dei siti archeologici e delle tracce della guerra, delle acque lacustri e delle torbiere, delle rupi e dell’orso. Montagne ricche di contrasti, linea di passaggio tra le Prealpi e le Alpi.
2. Lagorai – Cima d’Asta: sarà il parco del silenzio e della libertà, delle malghe e delle miniere, degli antichi vulcani e delle nuove sfide del turismo. L’area degli antichi “Aurai”, le praterie attorno ai laghi, si presenta come “la più vasta area decompressa dell’intero Trentino, dell’intero Triveneto, al confine della grande e confusa arena dolomitica”, ha scritto Franco de Battaglia. Sarà il più grande dei nuovi parchi, sebbene sia stata sensibilmente ridotta la superficie rispetto alla precedente proposta del 1993, includendo ben quattro Sic.
3. Latemar: sarà il parco delle rocce e della geomorfologia, dei minerali e dei fossili, della memoria delle malefatte dell’uomo, relative queste ultime ai bacini di Prestavel che causarono la strage di Stava nel 1985.
4. Monte Baldo – Garda trentino: sarà il parco della flora, degli incantevoli panorami sul Benaco, delle dorsali pascolive di Brentonico e di Avio, del balcone sulla valle dell’Adige. Il Baldo è infatti conosciuto a livello in internazionale per la ricchezza della flora, tanto che già nel 1500 era riconosciuto come “botanico monte”, noto per la raccolta di piante officinali.
5. Monte Bondone: sarà il parco della natura protetta a due passi dalla città, l’orgoglio del capoluogo, l’isola sospesa sulla valle dell’Adige. Un territorio “di sommo interesse paesaggistico, naturalistico, geografico, storico”, scrisse Aldo Gorfer.
6. Pasubio – Piccole Dolomiti – Lessini: sarà il parco della guerra e della pace, della memoria e degli incanti, dei boschi impiegati dall’uomo per secoli, al confine con il Parco della Lessinia, con il quale si può ipotizzare una collaborazione interregionale. Si tratta di montagne che ricordano la Grande Guerra e numerosi conflitti bellici precedenti, ma la Vallarsa e la Valle del Travignolo raccontano anche la storia degli insediamenti delle popolazioni di origine bavarese.
I PARCHI FLUVIALI
1. Adige: il “padre” (o la “madre”, se si preferisce) di tutti i fiumi trentini, il ponte tra le Alpi e l’Adriatico. I tratti interessati dalla gestione “a parco” saranno quelli già inseriti nella Variante 2000 al Pup con il vincolo di parco fluviale. Vale a dire le aree comprese nella confluenza con i fiumi Noce e Avisio, la forra del Fersina, i tratti tra Mattarello e Nomi, tra Ala ed Avio.
2. Avisio: da Fassa e Fiemme a Lavis. Il parco gestirà i tratti di fiume da Predazzo a Moena (comprendendo anche l’affluente Rio Travignolo dal lago omonimo fino all’ingresso a Predazzo), da Ronchi a Castello di Fiemme, dal lago di Stramentizzo all’innesto sull’Adige (Sic Foci dell’Avisio) dopo aver attraversato tutta la Val di Cembra.
3. Brenta: la natura del Lagorai e delle Pale, la civiltà della Valsugana. Il parco fluviale tutelerà le aree dal lago di Caldonazzo a Borgo Valsugana, da Castelnuovo al confine veneto. Inoltre il torrente Vanoi ed il torrente Cismon.
4. Chiese: dall’Adamello all’Eridio: il parco fluviale valorizzerà in particolare il tratto da Condino al biotopo del lago d’Idro.
5. Noce: dal tetto del Trentino, attraverso Val di Sole e Anaunia. Saranno compresi nel Parco fluviale i tratti da Ossana a Mezzana, da Caldes al Lago di Santa Giustina, tutta la forra di Santa Giustina (Sic) e quella della Rocchetta, fino alla Piana Rotaliana ed all’innesto con l’Adige.
6. Sarca: dal più vasto ghiacciaio al più grande lago d’Italia. Nel parco fluviale sono compresi i tratti da Caderzone a Vigo Rendena, da Tione alle Sarche, da Pietramurata ad Arco attraverso il biotopo delle Marocche di Dro.
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ROBERTO
BOMBARDA
BIOGRAFIA
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